Il mio paesaggio che credevo
sconfinato
perché scomposto e ricomposto
m’illudeva
di sempre nuovi boschi intricatissimi
di fitti prati mossi e inaspettati,
ora arrivata ai margini lo
vedo: chiuso
orticello calpestato e spoglio,
forse
per troppa cura soffocato. E
allora
spoglia anch’io andrò nel
ricco mondo, anche
se temo il suo ferroso chiasso.
Che mi si spalmi
addosso, suderò sperduta, a me
perduta,
di me ortolana io che me ne
faccio?
Straniera arresa finalmente e penetrabile
mi do mi offro, no anzi
raccolgo erbette
strane che mai avevo visto, e
non farò
cataloghi scientifici, le
annuserò soltanto
forse le mangio, venefiche o
inebrianti
o senza esito, che importa,
anche in ritardo
io qui mi schiudo al mio nuovo
coraggio.
Aperto campo, da sempre ero
invitata,
potevo andare, perché non sono
andata?
Anche se poi mi pare, si,
ricordo,
sono sicura, io lì c’ero già
stata.
Patrizia Cavalli
Questa è una delle poesie più belle che esistano e fra le piû belle di quelle di Patrizia Cavalli
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