giovedì 25 luglio 2013

Caro Gianni ti scrivo


Nel luglio del 1962 Montanelli scrive che “l’esempio di Mattei ci mostra questo spettacolo: un governo, un parlamento ed una burocrazia impotenti di fronte ad un funzionario che, potendo essere revocato ogni tre anni, nomina invece il ministro che dovrebbe controllarlo, impone un suo monopolio al di sopra di quelli che dovrebbe combattere, tratta direttamente coi governi stranieri e detta una sua politica estera spesso in contraddizione con quella dello Stato. Ognuno tragga le conclusioni che vuole”, perché lui, le sue le ha già tratte:” In nessun paese occidentale credo che non siano più accadute cose simili dalla fine del feudalismo”.

“Mattei” aggiunge però Montanelli “è un imprenditore d’altissimo bordo. Possiede non solo tutte le qualità, ma persino i difetti del grande costruttore: l’introversione, la mancanza di calore umano, la malinconia puritana, la tendenza monomaniaca a concentrare tutte le proprie facoltà sull’essenziale, la certezza quasi mistica di una missione da compiere, la capacità di mentire credendo nelle bugie e perfino commuovendosene.”

Ma della gigantesca quantità di denaro mossa dall’ENI, non una lira finisce nelle sue tasche. A tal proposito, continua Montanelli, “verrebbe da aggiungere ^purtroppo^, perché se così fosse tutto risulterebbe semplificato: avremmo soltanto un ladro in più, fra tanti che ce ne sono.” Ma Mattei è onesto. Non ritira nemmeno il suo stipendio perché lo devolve in beneficenza.

Come vive, dunque, che esistenza conduce quest’italiano così anomalo, che l’opinione pubblica internazionale accredita di un potere enorme e incontrollabile, perciò tanto temuto e criticato, ma anche tanto rispettato e ammirato?

Paradossalmente, proprio in questi anni di lotte ciclopiche, di grande impegno anche psicologico e di forte tensione, quando i suoi problemi hanno ormai caratteristiche globali e i suoi orizzonti sono planetari, Mattei vive nelle condizioni di massima semplicità. Il lusso e il denaro, come ammette anche il suo nemico Montanelli, non sono mai stati per lui un fine, pur apprezzandoli e sapendone godere i benefici. Li ha sempre considerati utili soprattutto, se non solo, come manifestazione del prestigio e strumenti del potere.

Della I.C.L., la sua piccola azienda chimica, ormai minuscola a confronto alle dimensioni nelle quali si muove Mattei, praticamente non sa più nulla: se ne occupa il fratello Umberto. Vive molto in ufficio, tra Milano e Roma. Quando si trova a Milano non abita più nel lussuoso appartamento di via Fatebenefratelli, che pure ha mantenuto. Utilizza la foresteria di Metanopoli, al tredicesimo piano del mitico “ 1° palazzo uffici”, il “covo dei veterani”; oppure, quando sarà costruito a San Donato, un appartamento del primo Motel Agip quasi come marchio dell’Eni all’inizio dei lavori per l’Autostrada del Sole. Nella capitale non ha casa, sta con la moglie in un minuscolo appartamento all’Eden, un albergo non lussuoso in via Ludovisi, vicino a via Veneto: un salottino, una camera da letto per lui e Greta, una per Boldrini, quando viene a Roma. In così poco spazio non può regnare l’ordine: sedie e tavoli soni pieni di scartoffie , di libri, di cornici. Quadri sono appoggiati per terra contro le pareti in attesa di decidere se acquistarli. In giro scodinzola Pierino, il cagnolino di Greta. Chi va a trovarlo si meraviglia di tanta semplicità: “vive come un poveretto”, è il commento di Angelo Rizzoli dopo una visita. Greta non è contenta di vivere così, ma non si lamenta: “Che ci facciamo di una casa?” le ripete lui, con una nota di rimpianto “non abbiamo figli, siamo sempre in giro…….un pensiero in meno, anche per te”. Argomenti di chi ha scarsa dimestichezza con la psicologia femminile, ma Greta, dolce e remissiva, finge di essere d’accordo. Solo verso la fine riuscirà ad avere un appartamento per sé a Roma, ma suo marito continuerà a vivere all’Eden.

Mattei in realtà interpreta questa sobrietà da grande manager francescano anche con una certa dose di snobismo e demagogia, com’è suo costume. Quasi con intenzioni didascaliche, dimostrative. Attribuendosi, ad esempio, una retribuzione inferiore a quella degli alti dirigenti dell’Eni. L’unico lusso che si concede è l’uso dell’aereo aziendale per andare a pescare o per altri scopi personali. Volare gli piace.

Fuori del lavoro, la pesca al salmone o alla trota rimane la sua principale passione. “Mi raccomando, scriva che per Mattei il petrolio è un hobby, il suo vero lavoro è la pesca”, dirà ad un giornalista. Ha una casetta modesta ma comoda nella valle di Anterselva, sulla Dolomiti, a 10 km da Brunico, a due passi dal confine austriaco, appena sotto si trova il pittoresco laghetto di Anterselva. Quando può si fa portare lì con l’aereo aziendale,a volte facendosi raggiungere al più vicino aeroporto dal fratello Umberto. Pesca nel lago oppure, indossando alti stivaloni di gomma, in qualche torrente della zona. “E’ l’unico modo in cui riesco a non pensare ai mie affari” confida. “Se, arrivato ad Anterselva, l’acqua è troppo torbida per pescare si fa riportare subito a Roma a Milano”, racconta Umberto: un giochino costoso, certo, ma, appunto, era il suo unico lusso.

A volte va a pescare in Scozia, nelle Highlands, o in Islanda. Dopo le battute di pesca gli piacciono i grandi pranzi, le tavole con gli amici, a parlare liberamente o a millantare avventure di pesca o di donne: in quelle occasione riaffiora quanto resta della sua natura semplice e provinciale.